domenica 24 aprile 2011

Contro i familismi e i compromessi

Molto frequentemente ci troviamo a dibattere di quanto la politica sia clientelare e siamo in tanti ad auspicare una moralizzazione della politica a tutti i livelli.
Tuttavia, altrettanto spesso, non ci rendiamo conto che non si potrà mai avere una moralizzazione se non comprendiamo che alcune patologie della politica sono determinate proprio da noi cittadini.

Esaminiamo nel dettaglio una situazione tipo:
un candidato a Consigliere, a Sindaco, a Presidente di Provincia o di Regione, a Parlamentare, si muove sul territorio per chiedere voti; i cittadini interpellati promettono che lo voteranno ma non sulla base di una sua riconosciuta integrità morale o delle potenzialità che potrà esprimere in caso d’elezione bensì semplicemente basandosi sul fatto che l’aspirante politico riesce a promettere soluzioni ad una serie di problemi irrisolti di natura personalistica (dalla richiesta di un lavoro all’approvazione di progetti impossibili, a questioni che non hanno trovato risposte attraverso i canali normali, perché “orfane” dell’intervento politico amico che tutto può, etc.).
Ne consegue che l’aspirante politico, s’impegna a realizzare dei sogni, pur sapendo che non potrà mantenere l’impegno, in quanto molto spesso tale impegno si colloca al di là della propria sfera di competenza, perché magari diventerà Parlamentare, ma non sarà né il Capo dell’Ufficio del Lavoro, né l’Ingegnere Capo del Comune.
Verosimilmente, fungerà da tramite con alcuni personaggi, i quali, a loro volta, chiederanno favori d’altra natura.

Il clientelismo in politica non è nato ieri, né tanto meno caratterizza solo partiti di alcune aree, ma appartiene a tutti gli schieramenti, con la sola differenza che alcuni, ne hanno potuto fare un uso più spropositato, perché più dotati economicamente, più attrezzati in reti d’amicizia o in una situazione di maggiore gestione del potere.

Se ciascuno di noi fuggisse questa vecchia, consolidata logica nell’attribuzione del proprio voto, allora sicuramente il cittadino sarebbe più libero di reclamare i propri diritti e di condannare, senza condizionamenti di sorta, l’eventuale comportamento corrotto o incapace del politico e costui non avrebbe più titoli per richiedere il consenso alla permanenza “nel mare magnum” della casta.

La politica, certamente va moralizzata, ma noi cittadini, è opportuno che comprendiamo la necessità di togliere ai politici o presunti tali alcuni “vizietti”.


IO NON VOGLIO COMPROMESSI E FAMILISMI!

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