giovedì 28 aprile 2011

Chissà se dopo Piazza Tahrir a Il Cairo, dopo Misurata, non ci sia anche San Giorgio del Sannio!!!

Siamo già a metà della campagna elettorale relativa al rinnovo del Consiglio Comunale di San Giorgio del Sannio.

A voler tracciare un bilancio di medio termine, sono davanti agli occhi di tutti alcuni spunti di riflessione molto interessanti.

Il primo: durante queste prime settimane, i candidati, tutti, hanno mantenuto un basso profilo, senza confronti diretti, senza esporsi troppo, alcuni senza nemmeno farsi vedere per le strade nei giorni di Pasqua, ma con un profondo lavorio nel sottobosco sangiorgese, con incontri quasi carbonari nelle case e nei quartieri periferici

Il secondo, non meno importante del primo: per ottenere e/o confermare il consenso, si continuano ad utilizzare metodologie ai limiti della liceità, che minano la libertà dei cittadini nell’espressione del proprio diritto di voto.

Parlando con gli elettori e le elettrici, infatti, incontrandoli per strada, al mercato, a passeggio con figli o i nipoti sul Viale, e comunque sempre alla luce del sole, ho potuto verificare io stessa quelle che sono le considerazioni più diffuse da parte della gente comune riguardo alla ricerca del consenso.

Le frasi che ho sentito più spesso in questi giorni sono state:

-“sono venuti dei signori a casa e mi hanno ricordato il favore che mi fecero quando presi la pensione”
-“quei signori che sono venuti a casa si sono offerti di darmi una mano per qualunque pratica amministrativa o per qualunque mia necessità”
-“io mica voglio avere problemi con i ticket sanitari o con la pensione! Allora devo votare quel candidato là!”
-“sono venuti dei signori a casa e mi hanno detto che se aumenta la TARSU vedranno di tenermela più bassa”
-“quei signori che sono venuti a trovarmi mi hanno promesso generi di prima necessità e aiuti economici”
-“i miei genitori si sono già impegnati con quel candidato perché si è offerto di aiutarmi a trovare lavoro
-etc etc etc

Ebbene sì, il vecchio andazzo di una politica che ha come pratiche normali il ricatto, la coercizione, la menzogna, la finta attenzione ai problemi dei cittadini e le promesse di non so quali paradisi è dolorosamente imperante e trova fertile terreno in una comunità che per decenni ha subito i danni di una amministrazione assolutamente disattenta ai reali bisogni del paese ma attenta, invece, alla creazione di clientelismi, familismi, nepotismi totalmente e assolutamente funzionali alla conservazione del consenso elettorale.

In questo tipo di campagna elettorale, ahimè, non ho visto né incontrato alcuno che spiegasse agli elettori il programma che si intende realizzare nell’interesse della comunità, alcuno che avvicinasse gli elettori con il rispetto dovuto a chi ti fa entrare nella propria casa, alcuno che rinunciasse ad evadere il rispetto delle leggi per fare propaganda elettorale come se si fosse candidato alla Presidenza della Repubblica o della Banca Mondiale se non addirittura all’ONU!

In questa campagna elettorale non c’è alcuno che si cali realmente nella realtà del nostro “paese”, un paese dove è sicuramente più importante parlare della villa comunale ad uso e consumo dei bambini e delle famiglie anziché studiare le scappatoie burocratiche che permettano di non abbattere il mostro costruito presso l’area fiera, quel mostro che qualcuno va perfino dicendo che sarà annesso al patrimonio comunale destinandolo a non meglio specificate attività per la comunità!

In questa campagna elettorale non c’è alcuno che, pur di raggiungere il risultato, rinunci a farsi accompagnare nelle “visite” ai cittadini dal potentato di turno che si chiami Mario Pepe o in altro modo, non c’è alcuno che non si faccia precedere da telefonate fatte da ogni livello di rappresentatività.

Per quanto mi riguarda, sia come persona sia come responsabile di Rete Rose Rosse Campania, nel dichiararmi totalmente contraria nonché estranea a questo tipo di “pratiche”, intendo fare una ulteriore e significativa considerazione: un aspetto che, probabilmente, è sfuggito e sfugge ancora, a chi dei familismi e delle pressioni sui cittadini ha fatto un suo cavallo di battaglia è l’utilizzo di Internet nella comunicazione e nella comunicazione elettorale in particolar modo.

Internet, e i social network nello specifico, infatti, stanno segnando una profonda discontinuità tra questa campagna elettorale e la precedente: attraverso la Rete i giovani, e anche i giovani sangiorgesi, stanno facendo un importante lavoro contro l’omologazione culturale e politica, contro la sclerotizzazione delle loro personalità, stanno facendo gruppo, creando simpatia ed empatia tra di loro e assieme a chi comunica con loro attraverso questo fantastico mezzo. In questo modo si sta recuperando un discorso di educazione al pensiero critico e alla libertà reale, si sta recuperando la capacità di autodeterminarsi e di ciò sono testimonianze concrete le grandi manifestazioni in Belgio prima e le rivoluzioni nei paesi nordafricani pianificate via Twitter e via Facebook e documentate coi video sui telefonini.

Chissà se dopo Piazza Tahrir a Il Cairo, dopo Misurata, ni ci sia anche San Giorgio del Sannio che vuole e può diventare un paese a misura d’uomo e non a misura di feudatario!!!

Sono certa che i giovani e le ragazze di questa nostra comunità non perderanno la ghiotta occasione elettorale per cominciare a decidere da soli del loro futuro!

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